Sfruttare l’ampia richiesta di cannabis medica e ricreativa: una strategia per la crescita del mercato italiano?
Attualmente il mercato italiano di prodotti appartenenti al mondo della cannabis è suddiviso principalmente in due rami: gli articoli a base di CBD, che rientrano nel novero della cosiddetta canapa legale, e i semi di marijuana, liberamente acquistabili ma nei confronti dei quali vige il divieto di coltivarli.
Si tratta di prodotti da collezione particolarmente ricercati che hanno fatto sì che i principali fornitori di semi di cannabis, come Sensoryseeds, shop nostrano attivo al livello europeo, siano diventati punti di riferimento per gli appassionati della canapa in Italia.
Tuttavia, possono intercettare solo una parte dell’ampia domanda di cannabis interna al nostro Paese che, in buona parte, non può essere soddisfatta a causa di normative severe e una burocrazia che, nel caso della marijuana terapeutica, risulta piuttosto farraginosa.
Eppure, dalla rimozione di questi ostacoli potrebbero nascere fiorenti opportunità economiche per l’Italia, opportunità economiche che esamineremo rapidamente nel seguente articolo.
La rinascita della canapa industriale
La cannabis industriale, nota anche come canapa, è una varietà con un basso contenuto di THC (tetraidrocannabinolo), la sostanza psicoattiva che provoca i suoi noti effetti psicoattivi.
Può essere utilizzata per produrre fibre tessili, carta, bioplastiche, biocarburanti, alimenti, cosmetici e materiali da costruzione ed è ormai considerata una coltura ecologica, in quanto richiede poca acqua, fertilizzanti e pesticidi, contribuendo nel contempo a migliorare la qualità del suolo.
In Italia, la canapa era una coltura diffusa fino agli anni ’60, quando fu vietata a causa della sua associazione con la cannabis stupefacente. Negli ultimi anni, però, si è assistito a una rinascita del suo uso industriale, grazie alla liberalizzazione della sua coltivazione nel 2016 e alla crescente domanda di prodotti ecocompatibili.
Secondo dati rilevati negli ultimi anni, nel 2019 la superficie coltivata a canapa in Italia era di circa 4.000 ettari, con una produzione di 10.000 tonnellate di biomassa e un fatturato di oltre 100 milioni di euro. Si stima inoltre che il potenziale di crescita del settore sia elevato, in quanto la domanda nei suoi confronti supera di gran lunga l’offerta e il mercato europeo è in espansione.
Sfide e opportunità della cannabis medica in Italia
La cannabis medica può essere utilizzata per trattare diverse patologie, come dolore cronico, epilessia, nausea da chemioterapia e glaucoma.
In Italia il suo uso terapeutico è legale dal 2007, ma il suo accesso è limitato da una serie di ostacoli burocratici, economici e culturali. Infatti, i pazienti devono ottenere una prescrizione medica speciale, pagare interamente il costo del farmaco (che non è rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale, salvo casi molto specifici) e affrontare la scarsità di disponibilità nelle farmacie.
Inoltre, molti medici sono restii a prescrivere la cannabis medica per mancanza di formazione o pregiudizi.
Attualmente, la cannabis medica in Italia proviene principalmente dall’Olanda o dal Canada, ma dal 2017 esiste anche una produzione nazionale a cura dell’Esercito Italiano presso lo stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze.
Secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2018 sono stati consumati circa 578 kg di cannabis medica in Italia, con una spesa di 8,8 milioni di euro. Il potenziale economico di questa variante pertanto, è notevole, considerando che si stima che ci siano oltre 300.000 pazienti potenziali e che il mercato globale sia in forte crescita.
La cannabis ricreativa in Italia: il mercato sotterraneo da 3 miliardi di euro
La cannabis ricreativa è illegale in Italia, ma viene talvolta tollerata in piccole quantità per uso personale. In particolare, il consumo di questa sostanza a uso personale di norma non è considerato un reato ma un illecito amministrativo.
Chi viene sorpreso con meno di 5 grammi di cannabis rischia, nella maggior parte dei casi, solo una sanzione amministrativa (come la sospensione della patente o del passaporto), mentre chi ne possiede di più o la cede a terzi rischia una pena detentiva da 6 mesi a 20 anni.
Nonostante il divieto, la cannabis ricreativa è la sostanza illecita più consumata in Italia, soprattutto tra i giovani. Secondo i dati dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze (EMCDDA), nel 2019 il 21,8% degli italiani tra i 15 e i 34 anni ha dichiarato di averne consumato nell’ultimo anno.
Il mercato illegale della cannabis in Italia è stimato in circa 3 miliardi di euro all’anno, con una produzione interna di circa 30 tonnellate e un’importazione di circa 270 tonnellate, provenienti principalmente dal Marocco, dall’Albania e dalla Spagna.
Il potenziale economico in Italia è controverso, in quanto dipende dalla scelta politica di legalizzare o meno il suo consumo. Alcuni sostengono che la legalizzazione porterebbe a una riduzione del mercato nero, a un aumento delle entrate fiscali, a una maggiore tutela della salute pubblica e a una diminuzione della criminalità. Altri invece ritengono che la legalizzazione favorirebbe un aumento del consumo, a un aggravamento dei problemi sanitari e sociali e a una perdita di valori morali.
In conclusione
La cannabis in Italia può contribuire alla crescita economica, alla creazione di posti di lavoro e all’innovazione in diversi settori, ma è necessario un approccio olistico che prenda in considerazione gli aspetti legali, sanitari, sociali ed economici. Una regolamentazione efficace e un mercato ben strutturato potrebbero portare a una riduzione del mercato illegale, all’aumento delle entrate fiscali, alla tutela della salute pubblica e a un miglioramento complessivo della società.
L’esplorazione del potenziale economico della cannabis in Italia richiede un approccio equilibrato che consideri attentamente i benefici e i rischi in ogni ambito, al fine di massimizzare gli aspetti positivi e mitigare quelli negativi.
La chiave per sfruttare appieno le opportunità offerte risiede nella creazione di politiche ben ponderate, basate su dati scientifici e su un dialogo aperto tra tutti gli attori coinvolti. Solo così l’Italia potrà capitalizzare al meglio il potenziale economico della cannabis, nel rispetto dei suoi cittadini e delle leggi vigenti.